Pier Paolo Pasolini
«Che cos’è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell'intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere.
[…]
Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere […] è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre.
[…]
il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamrente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
Scritti corsari
"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."
"Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo."
Molti lamentano (in questo frangente dell’austerity) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro "cattivo" nelle periferie "buone" (viste con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro. Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura miserabili.
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).
Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.
Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piecolo-borghese, nell’adeguarsi al modello "televisivo" che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.
La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. U giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata per sempre…
[L'articolo era apparso sul "Corriere della Sera" il 9 dicembre 1973 con il titolo "Sfida ai dirigenti della televisione" - L'ultima parte dell'articolo (la "sfida", appunto, non appare in Scritti corsari. Può essere reperita in Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società, Meridiani (edizione diretta da Walter Siti, Mondadori 1999)]
Da 22 settembre 1974. Lo storico discorsetto
di Castelgandolfo - dal "Corriere della
sera" col titolo "I dilemmi di un Papa, oggi"
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[..] Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa nella sua lunga storia di potere, la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo. In una prospettiva radicale, forse utopistica, o, è il caso di dirlo, millenaristica, è chiaro dunque ciò che la Chiesa dovrebbe fare per evitare una fine ingloriosa. Essa dovrebbe passare all'opposizione. [...]
Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l'Impero), ma non per la conquista del potere, la Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (e parla un marxista, proprio in quanto marxista) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso; totalitario; violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore, degradante (mai più di oggi ha avuto senso l'affermazione di Marx per cui il capitale trasforma la dignità umana in merce di scambio). È questo rifiuto che potrebbe quindi simboleggiare la Chiesa: ritornando alle origini, cioè all'opposizione e alla rivolta. O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi [...]
Da 14 novembre 1974. Il romanzo delle stragi
dal "Corriere della sera" col titolo
"Che cos'è questo golpe?"
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Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile..."
«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.»
[da Ritratti su misura, a cura di Elio Filippo Accrocca, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960]
Italian director, screen writer, essayist, poet, critic and novelist, was murdered violently in 1975. Pasolini is best known outside Italy for his films, many of which were based on literary sources - The Gospel According to Saint Matthew, The Decameron, The Canterbury Tales. Pasolini referred himself as a 'Catholic Marxist' and often used shocking juxtapositions of imagery to expose the vapidity of values in modern society. His friend, the writer Alberto Moravia, considered him "the major Italian poet" of the second half of the 20th century.
Pier Paolo Pasolini was born in Bologna, traditionally the most left-wing of Italian cities. Throughout his life, Pasolini was especially close to his mother. Pasolini's father was a fascist and non-commissioned officer, moving from one garrison to another. Later Pasolini has said, that in the film EDIPO RE (1967) he told the story of his own Oedipus complex. "The boy in the prologue is myself, and his father, the infantry officer, is my own father, The mother, a governess, is also my own mother."
Pasolini's family originated from Fruili, a region in the North-Eastern part of Italy where a local language, Friulano, Rhaeto-Romanic dialect, dominated. Later Pasolini adopted as his way of expression the crude language of the Roman suburbs. Most of his childhood Pasolini spent at Casarsa della Delizia, his mother's birthplace northeast of Venice. During this period he became deeply involved with the dialect of the region.
I was twenty, not even - eighteen,
nineteen... and I had been alive for a century,
a whole lifetime
consumed by the pain of the fact
that I would never be able to give my love
if not to my hand, or to the grass of ditches
or maybe to the earth of an unguarded tomb...
Twenty and, with its human history and its cycle
of poetry, a life had ended.
(from 'A Desperate Vitality', trans. by Pasquale Verdecchio)
In 1937 Pasolini returned to his native city and studied art history and literature at the University of Bologna. He published articles in Architrave, the politico-literary monthly of the students, and began writing poems in Friulian. Pasolini's first collection of poems, POESIA A CASARSA, which he printed at his own expense, appeared in 1942. It reflected his intense love for 'maternal tongue', Friulian landscape, and its peasants. The poems also showed his knowledge of the poetry of Giovanni Pascoli, on whom he later wrote his thesis, and Eugenio Montale. Pasolini's early Italian poems, L'USIGNOLO DELLA CHIESA CATTOLICA, date from this period but appeared in 1958.
During World War II Pasolini's brother was executed by Communist partisans, who supported Tito. Pasolini joined the Communist Party as a young man - in his works he often explored ideological problems, but his relationship with Communism was questioning - like later the attitude towards him by his party members. The mutual schism led to his expelling from the party for alleged homosexuality in 1949. However, Pasolini regarded himself as a Communist to the end of his life. His father, who had been captured as a prisoner of war in Kenya in 1942, eventually drank himself to death in 1958. From 1943 to 1949 Pasolini worked as a teacher in almost total obscurity. His first great love was a young country boy, whom the taught to write poems. After a scandal, he was forced to abandon his work.
Pasolini's essay on Pascoli and Montale, showing his skills in close textual analysis, appeared in 1947 in the Bolognese review Convivum. An essay on Giuseppe Ungaretti, written in the years 1958-51, was later included in PASSIONE E IDEOLOGIA (1960). In 1949 Pasolini moved with his mother to Rome, where he wrote poems and novels of slum life. The first two parts of a projected trilogy, RAGAZZI DI VITA (1955, The Ragazzi), composed in a mixture of Italian and Roman dialect, and UNA VITA VIOLENTA (1959, A Violent Life), established Pasolini's reputation as a major writer. In these works he depicted with neorealistic approach subproletarian life and the awakening of social awareness. Both novels were translated in the 1960s into English. The Ragazzi was accused of obscenity and confiscated by the police by the order of Prime minister Antonio Segni. Tommaso, the protagonist in A Violent Life, is a homosexual, who with his friends lives in a world without hope. After being released from a prison, he gets an opportunity to change his purposeless existence. Eventually he dies of tuberculosis. "But this novel is a great deal more than the sum of its political ideas. It is not devitalized by or dependent on Marxist philosophy. Tommaso's story has its own profound and cumulative power; his world boils with life created by Pasolini's relentless use of dialogue and vivid detail." (Anne Rice in The New York Times, November 3, 1985)
During his career Pasolini published nearly ten collections of poems. Many critics, such as Alberto Moravia, considered him one of the most important contemporary poets in Italy, who gave voice to the post-war generation. With Moravia, he travelled in the 1960s in Africa, making preparations for a film about 'black Oedipus', but the idea was never realized. Pasolini also built with Moravia a house in Sabaudia. According to Moravia, Pasolini honestly believed that the lowest proletariat would save the world with all of its freshness, incorruptness, and originality. "Pasolini was, in his own way, a follower of Rousseau," Moravia wrote in Vita di Moravia (1990).
In LE CENERI DI GRAMSCI (1957) Pasolini returned to ideological debate. He took as his starting point the theories Antonio Gramsci (1891-1937), a political leader and the cofounder of the Italian Communist Party, who spent in fascist prisons the last ten years of his life.
In addition to writing scripts, Pasolini worked in the 1950s as an actor. In 1961 Pasolini made his debut as a director. His first film, ACCATONE, is a re-working of his own novel A Violent Life. The story, set in Rome, centered on the life of a pimp, who was portrayed in the light of religious Mannerist painters. Franco Citti, the then amateur actor, played the eponymous hero. In the background of squalid scenes, Pasolini used Bach's St Matthew's Passion. "My vision of the world is in essence epico-religious," he stated. Pasolini examined further the theme of prostitution in MAMMA ROMA (1962), which portrayed Rome's underworld realistically. Anna Magnani played a prostitute who has to go back on her profession.
International fame Pasolini gained in the mid-1960s. IL VANGELO SECONDO MATTEO (1964) was a straightforward re-telling of the New Testament story, based on words and scenes from St Matthew's Gospel. Pasolini shot most of the film in Lucan and Calabria, not far from the regions, which were depicted in Carlo Levi's (1902-1975) novel Christo si è fermato a Eboli (1945). The Catholic Church helped to finance the film and it received the Special Jury Prize at the Venice Film Festival. Two years before Pasolini had been accused of blasphemy over his satirical sketch in RoGoPaG (1962), directed by Rosselini, Godard, Pasolini and Gregoretti. However, Pasolini once said: "For years I thought that an addressee for my 'confessions' and 'testimony' existed. Only now do I realize that he does not exist."
IL DECAMERONE (1971), THE CANTEBURY TALES (1973) and IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE (1973, Arabian Nights) were based on medieval tales and celebrated the world of simple joys and sexuality. With the "trilogy of life" Pasolini acquired a more broader audience than contemporary avant-garde directors. At that time Pasolini wanted to turn away from ideology, because he had understood, that "to make an ideological film is finally easier than making a film outwardly lacking ideology." As a side-production of Arabian Nights, Pasolini made a short film, LE MURA DI SANA'A (1973), in which he expressed his disgust for demolition of old buildings in the name of modernism.
Oidipus Rex was an adaptation of an ancient text of Sophocles. TEOREMA (1968) was a dissection of a wealthy Milanese family through the slogan "make love, not war". Love enters the lives of the family members in the persona of a young man. At the end, the father gives his factory to workers, strips himself naked, and becomes a voice in the wilderness. Using non-professional actors with professionals, Pasolini attempted to combine realism with revolutionary concepts, sex, violence, and sadism. With the gay liberation movement the community of homosexual novelists grew internationally, and along with Pasolini from it emerged such writers as Christopher Bram, James Purdy, Allan Hollinghurst, José Lezema Lima, Reinaldo Arenas, and Yukio Mishima.
In the 1960s Pasolini's interest in language drew him to semiotics, although his concern with dialect marked his work from the first collections of poems. One of these early influences was the modern novelist Carlo Emilio Gadda, whose experimental novel That Awful Mess on Via Merulana, written in a mixture of Italian, Roman, Venetian, and Neopolitan dialects, appeared in a Florentine review 1946.
Pasolini has presented his approach to cinema in a number of essays. His opposition to the liberalization of abortion law and criticism of the radical students made him unpopular on the left. From PORCILE (1969), in which a son of a Nazi father is eated by pigs, Pasolini's films became increasingly controversial, but at the same time his ideological stance become more concealed and individualistic. He once remarked: "I too, like Moravia and Bertolucci, am a bourgeois, in fact a petit-bourgeois, a turd, convinced that my stench is not only scented perfume, but is in fact the only perfume in the world." His last film, SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA, set in the last years of WW II in Italy, linked fascism and sadism. The film was banned virtually everywhere.
Pasolini's creative productivity did not stop in films. He wrote several tragedies in verse and published in 1971 a new collection of poetry, TRASUMANAR E ORGANIZZAR, which was criticized as bad poetry. In 1972 his critical writings were collected and published under the title EMPIRISMO ERETICO (Heretical Empiricism). He also contributed to the Milanese newspaper Corriere della sera. On morning of 2 November, 1975, his body was discovered on waste ground near seaside resort of Ostia. A young male prostitute was tried and convicted for the murder in 1976. A week before his death, Pasolini had said in Sweden, that he will be killed probably very soon. He had started to investigate the Mafia's link to the prostitution business. Pasolini's massive unfinished novel, PETROLIO, was published in 1992.
For further reading: Pasolini on Pasolini by Oswald Stack (1969); Pasolini by T. Anzoino (1971); Vita di Pasolini by Enzo Siciliano (1979); 'The Storytellers Art' by Ben Lawton, in Modern European Filmmakers and the Art of Adaptation, ed. by Andrew S. Horton and Joan Magretta (1981); Pasolini: A Biography by E. Siciliano (1982); Italian Film in the Light of Neorealism by Millicent Marcus (1986); Pier Paolo Pasolini: Cinema as Heresy by N. Greene (1990); A Certain Realism: Making Use of Pasolini's Film Theory and Practice by Maurizio Viano (1993); Pier Paolo Pasolini: Contemporary Perspectives, ed. by P. Rumble and B. Testa (1994); A Poetics of Resistance: Narrative and the Writings of Pier Paolo Pasolini by D. Ward (1995); The Passion of Pier Paolo Pasolini by Sam Rohdie (1995); Allegories of Contamination: Pier Paolo Pasolini's Trilogy of Life by Patrick A. Rumble (1995); Pasolini: Forms of Subjectivity by R. Gordon (1996); Encyclopedia of World Literarture in the 20th Century, vol. 3, ed. by Steven R. Serafin (1999) - See also: Pentti Saarikoski, Matteuksen evankeliumi (The Gospel According to St. Matthew), translation into Finnish also in the 1960s. Pasolinilta on myös suomennettu valikoima Laitakaupungin valot sekä Tuhkan laulaja, valikoinut ja suomentanut Pentti Saaritsa (1999).
Selected works:
POESIA A CASARSA, 1942
I PIANTI, 1946
TAL COUR DI UN FRUT, 1953
LA MEGLIO GIOVENTÙ, 1954
RAGAZZI DI VITA, 1955 - The Ragazzi - films: La Notte Brava, dir. by Mauro Bolognini (1959); La Canta delle Marane, dir. by Cecilia Mangini (1960)
LE CENERI DI GRAMSCI, 1957
L'USIGNOLO DELLA CHIESA CATTOLICA, 1958
UNA VITA VIOLENTA, 1959 - A Violent Life - Kiihkeä elämä
PASSIONE E IDEOLOGIA, 1960
DONNE DI ROMA, 1960
ROMA 1950, DIARIO, 1960
LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO, 1961
IL SONGO DI UNA COSA, 1962
POESIA IN FORMA DI ROSA, 1964
ALI DAGLI OCCHI AZZURRI, 1965
ORGIA, 1968
TEOREMA, 1968 - Teorema
TRASUMANAR E ORGANIZZAR, 1971
AFFABULAZIONE, 1972
EMPIRISMO ERETICO, 1972 - Heretical Empiricism
TRASUMANAR E ORGANIZZAR, 1973
CALDÈRON, 1973
LA DIVINA MIMESIS, 1975
SCRITTI CORSARI, 1975
IL PADRE SELVAGGIO, 1975
LETTERE LUTERANE, 1976 - Lutheran Letters
LETTERE AGLI AMICI, 1976
AFFABULAZIONE; PILADE, 1977
LE BELLE BANDIERE, 1977
MANIFESTO PER UN NUOVO TEATRO, 1978
CINEMA IN FORMA DI POESIA, 1979
IL CHAOS, 1979
I TURCHI IN FRIULI, 1980
POESIE E PAGINE RITROVATE, 1980
Pier Paolo Pasolini: Poems, 1982 (trans. by Norman MacAfee)
TRILOGIA DELLA VITA, 1987
LETTERE 1955-1975, 1988
PETROLIO, 1992 - trans.
UN PAESE DI TEMPORALI E DI PRIMULE, 1993
L'ACADEMIUTA FRIULANA E LE SUE RIVISTE, 1994
Stories from the City of God: Sketches and Chronicles of Rome, 1950-1966, 2003
Films:
LE NOTTI DI CABIRIA, 1957 - NIGHTS OF CABIRIA (co.sc., uncredited, dir. by Federico Fellini)
ACCATTONE, 1961 - Pummi
MAMMA ROMA, 1962 - Mamma Roma
ROGOPAG, 1963 (with Rosselini, Godard, and Gregoretti, the episode 'La Ricotta')
LA RABBIA, 1963
COMIZI D'AMORE, SOPRALLUOGHI IN PALESTINA (1964)
IL VANGELO SECONDO MATTEO, 1964 - THE GOSPEL ACCORDING TO ST. MATTHEW - Matteuksen evankeliumi
LE STREGHE, 1966 - THE WITCHES (ep. LA TERRA VISTA DALLA LUNA)
UCCELANI ET UCCELINI, 1966 - HAWKS AND SPARROWS - Haukat ja varpuset
EDIPO RE, 1967 - OIDIPUS REX
TEOREMA, 1968 - THEOREM - Teorema
CAPRICCIO ALL'ITALIANA, 1968 (ep. CHE COSA SONO LE NUVOLE?)
AMORE E RABBIA, 1968 (ep. LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA)
PORCILE, 1969 - PIGSTRY - Sikolätti
MEDEA, 1970
IL DECAMERON, 1971 - THE DECAMERON - Decamerone
RACCONTI DE CANTERBURY, 1972 - THE CANTERBURY TALES - Canterburyn tarinoita
12 DICEMBRE, 1972
LE MURA DI SANA'A (1973)
IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE, 1974 - ARABIAN NIGHTS - Tuhat ja yksi yötä
SALÒ O LE CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA, 1975 - SALO OR THE 120 DAYS OF SODOM, based on Marquis de Sade's novel
[…]
Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere […] è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre.
[…]
il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamrente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
Scritti corsari
"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."
"Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo."
Molti lamentano (in questo frangente dell’austerity) i disagi dovuti alla mancanza di una vita sociale e culturale organizzata fuori dal Centro "cattivo" nelle periferie "buone" (viste con dormitori senza verde, senza servizi, senza autonomia, senza più reali rapporti umani). Lamento retorico. Se infatti ciò di cui nelle periferie si lamenta la mancanza, ci fosse, esso sarebbe comunque organizzato dal Centro. Quello stesso Centro che, in pochi anni, ha distrutto tutte le culture periferiche dalle quali, appunto, fino a pochi anni fa, era assicurata una vita propria, sostanzialmente libera, anche alle periferie più povere e addirittura miserabili.
Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica, voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l’intero paese, che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza. Ha imposto cioè, come dicevo, i suoi modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la quale non si accontenta più di un "uomo che consuma", ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
L’antecedente ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale che "omologava" gli italiani. Ora esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale "omologatore" che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo. Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due Persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina).
Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i "figli di papà", i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli.
Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari umiliati cancellano nella loro carta d'identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di "studente". Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo-borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piecolo-borghese, nell’adeguarsi al modello "televisivo" che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale, diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio "uomo" che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.
La responsabilità della televisione in tutto questo è enorme. Non certe in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. E attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. U giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata per sempre…
[L'articolo era apparso sul "Corriere della Sera" il 9 dicembre 1973 con il titolo "Sfida ai dirigenti della televisione" - L'ultima parte dell'articolo (la "sfida", appunto, non appare in Scritti corsari. Può essere reperita in Pasolini. Saggi sulla politica e sulla società, Meridiani (edizione diretta da Walter Siti, Mondadori 1999)]
Da 22 settembre 1974. Lo storico discorsetto
di Castelgandolfo - dal "Corriere della
sera" col titolo "I dilemmi di un Papa, oggi"
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[..] Se molte e gravi sono state le colpe della Chiesa nella sua lunga storia di potere, la più grave di tutte sarebbe quella di accettare passivamente la propria liquidazione da parte di un potere che se la ride del Vangelo. In una prospettiva radicale, forse utopistica, o, è il caso di dirlo, millenaristica, è chiaro dunque ciò che la Chiesa dovrebbe fare per evitare una fine ingloriosa. Essa dovrebbe passare all'opposizione. [...]
Riprendendo una lotta che è peraltro nelle sue tradizioni (la lotta del Papato contro l'Impero), ma non per la conquista del potere, la Chiesa potrebbe essere la guida, grandiosa ma non autoritaria, di tutti coloro che rifiutano (e parla un marxista, proprio in quanto marxista) il nuovo potere consumistico che è completamente irreligioso; totalitario; violento; falsamente tollerante, anzi, più repressivo che mai; corruttore, degradante (mai più di oggi ha avuto senso l'affermazione di Marx per cui il capitale trasforma la dignità umana in merce di scambio). È questo rifiuto che potrebbe quindi simboleggiare la Chiesa: ritornando alle origini, cioè all'opposizione e alla rivolta. O fare questo o accettare un potere che non la vuole più: ossia suicidarsi [...]
Da 14 novembre 1974. Il romanzo delle stragi
dal "Corriere della sera" col titolo
"Che cos'è questo golpe?"
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Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile..."
«Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non me ne può venire bene: dico i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la giovinezza:… e io divoro, divoro, divoro… Come andrà a finire, non lo so.»
[da Ritratti su misura, a cura di Elio Filippo Accrocca, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960]
Italian director, screen writer, essayist, poet, critic and novelist, was murdered violently in 1975. Pasolini is best known outside Italy for his films, many of which were based on literary sources - The Gospel According to Saint Matthew, The Decameron, The Canterbury Tales. Pasolini referred himself as a 'Catholic Marxist' and often used shocking juxtapositions of imagery to expose the vapidity of values in modern society. His friend, the writer Alberto Moravia, considered him "the major Italian poet" of the second half of the 20th century.
Pier Paolo Pasolini was born in Bologna, traditionally the most left-wing of Italian cities. Throughout his life, Pasolini was especially close to his mother. Pasolini's father was a fascist and non-commissioned officer, moving from one garrison to another. Later Pasolini has said, that in the film EDIPO RE (1967) he told the story of his own Oedipus complex. "The boy in the prologue is myself, and his father, the infantry officer, is my own father, The mother, a governess, is also my own mother."
Pasolini's family originated from Fruili, a region in the North-Eastern part of Italy where a local language, Friulano, Rhaeto-Romanic dialect, dominated. Later Pasolini adopted as his way of expression the crude language of the Roman suburbs. Most of his childhood Pasolini spent at Casarsa della Delizia, his mother's birthplace northeast of Venice. During this period he became deeply involved with the dialect of the region.
I was twenty, not even - eighteen,
nineteen... and I had been alive for a century,
a whole lifetime
consumed by the pain of the fact
that I would never be able to give my love
if not to my hand, or to the grass of ditches
or maybe to the earth of an unguarded tomb...
Twenty and, with its human history and its cycle
of poetry, a life had ended.
(from 'A Desperate Vitality', trans. by Pasquale Verdecchio)
In 1937 Pasolini returned to his native city and studied art history and literature at the University of Bologna. He published articles in Architrave, the politico-literary monthly of the students, and began writing poems in Friulian. Pasolini's first collection of poems, POESIA A CASARSA, which he printed at his own expense, appeared in 1942. It reflected his intense love for 'maternal tongue', Friulian landscape, and its peasants. The poems also showed his knowledge of the poetry of Giovanni Pascoli, on whom he later wrote his thesis, and Eugenio Montale. Pasolini's early Italian poems, L'USIGNOLO DELLA CHIESA CATTOLICA, date from this period but appeared in 1958.
During World War II Pasolini's brother was executed by Communist partisans, who supported Tito. Pasolini joined the Communist Party as a young man - in his works he often explored ideological problems, but his relationship with Communism was questioning - like later the attitude towards him by his party members. The mutual schism led to his expelling from the party for alleged homosexuality in 1949. However, Pasolini regarded himself as a Communist to the end of his life. His father, who had been captured as a prisoner of war in Kenya in 1942, eventually drank himself to death in 1958. From 1943 to 1949 Pasolini worked as a teacher in almost total obscurity. His first great love was a young country boy, whom the taught to write poems. After a scandal, he was forced to abandon his work.
Pasolini's essay on Pascoli and Montale, showing his skills in close textual analysis, appeared in 1947 in the Bolognese review Convivum. An essay on Giuseppe Ungaretti, written in the years 1958-51, was later included in PASSIONE E IDEOLOGIA (1960). In 1949 Pasolini moved with his mother to Rome, where he wrote poems and novels of slum life. The first two parts of a projected trilogy, RAGAZZI DI VITA (1955, The Ragazzi), composed in a mixture of Italian and Roman dialect, and UNA VITA VIOLENTA (1959, A Violent Life), established Pasolini's reputation as a major writer. In these works he depicted with neorealistic approach subproletarian life and the awakening of social awareness. Both novels were translated in the 1960s into English. The Ragazzi was accused of obscenity and confiscated by the police by the order of Prime minister Antonio Segni. Tommaso, the protagonist in A Violent Life, is a homosexual, who with his friends lives in a world without hope. After being released from a prison, he gets an opportunity to change his purposeless existence. Eventually he dies of tuberculosis. "But this novel is a great deal more than the sum of its political ideas. It is not devitalized by or dependent on Marxist philosophy. Tommaso's story has its own profound and cumulative power; his world boils with life created by Pasolini's relentless use of dialogue and vivid detail." (Anne Rice in The New York Times, November 3, 1985)
During his career Pasolini published nearly ten collections of poems. Many critics, such as Alberto Moravia, considered him one of the most important contemporary poets in Italy, who gave voice to the post-war generation. With Moravia, he travelled in the 1960s in Africa, making preparations for a film about 'black Oedipus', but the idea was never realized. Pasolini also built with Moravia a house in Sabaudia. According to Moravia, Pasolini honestly believed that the lowest proletariat would save the world with all of its freshness, incorruptness, and originality. "Pasolini was, in his own way, a follower of Rousseau," Moravia wrote in Vita di Moravia (1990).
In LE CENERI DI GRAMSCI (1957) Pasolini returned to ideological debate. He took as his starting point the theories Antonio Gramsci (1891-1937), a political leader and the cofounder of the Italian Communist Party, who spent in fascist prisons the last ten years of his life.
In addition to writing scripts, Pasolini worked in the 1950s as an actor. In 1961 Pasolini made his debut as a director. His first film, ACCATONE, is a re-working of his own novel A Violent Life. The story, set in Rome, centered on the life of a pimp, who was portrayed in the light of religious Mannerist painters. Franco Citti, the then amateur actor, played the eponymous hero. In the background of squalid scenes, Pasolini used Bach's St Matthew's Passion. "My vision of the world is in essence epico-religious," he stated. Pasolini examined further the theme of prostitution in MAMMA ROMA (1962), which portrayed Rome's underworld realistically. Anna Magnani played a prostitute who has to go back on her profession.
International fame Pasolini gained in the mid-1960s. IL VANGELO SECONDO MATTEO (1964) was a straightforward re-telling of the New Testament story, based on words and scenes from St Matthew's Gospel. Pasolini shot most of the film in Lucan and Calabria, not far from the regions, which were depicted in Carlo Levi's (1902-1975) novel Christo si è fermato a Eboli (1945). The Catholic Church helped to finance the film and it received the Special Jury Prize at the Venice Film Festival. Two years before Pasolini had been accused of blasphemy over his satirical sketch in RoGoPaG (1962), directed by Rosselini, Godard, Pasolini and Gregoretti. However, Pasolini once said: "For years I thought that an addressee for my 'confessions' and 'testimony' existed. Only now do I realize that he does not exist."
IL DECAMERONE (1971), THE CANTEBURY TALES (1973) and IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE (1973, Arabian Nights) were based on medieval tales and celebrated the world of simple joys and sexuality. With the "trilogy of life" Pasolini acquired a more broader audience than contemporary avant-garde directors. At that time Pasolini wanted to turn away from ideology, because he had understood, that "to make an ideological film is finally easier than making a film outwardly lacking ideology." As a side-production of Arabian Nights, Pasolini made a short film, LE MURA DI SANA'A (1973), in which he expressed his disgust for demolition of old buildings in the name of modernism.
Oidipus Rex was an adaptation of an ancient text of Sophocles. TEOREMA (1968) was a dissection of a wealthy Milanese family through the slogan "make love, not war". Love enters the lives of the family members in the persona of a young man. At the end, the father gives his factory to workers, strips himself naked, and becomes a voice in the wilderness. Using non-professional actors with professionals, Pasolini attempted to combine realism with revolutionary concepts, sex, violence, and sadism. With the gay liberation movement the community of homosexual novelists grew internationally, and along with Pasolini from it emerged such writers as Christopher Bram, James Purdy, Allan Hollinghurst, José Lezema Lima, Reinaldo Arenas, and Yukio Mishima.
In the 1960s Pasolini's interest in language drew him to semiotics, although his concern with dialect marked his work from the first collections of poems. One of these early influences was the modern novelist Carlo Emilio Gadda, whose experimental novel That Awful Mess on Via Merulana, written in a mixture of Italian, Roman, Venetian, and Neopolitan dialects, appeared in a Florentine review 1946.
Pasolini has presented his approach to cinema in a number of essays. His opposition to the liberalization of abortion law and criticism of the radical students made him unpopular on the left. From PORCILE (1969), in which a son of a Nazi father is eated by pigs, Pasolini's films became increasingly controversial, but at the same time his ideological stance become more concealed and individualistic. He once remarked: "I too, like Moravia and Bertolucci, am a bourgeois, in fact a petit-bourgeois, a turd, convinced that my stench is not only scented perfume, but is in fact the only perfume in the world." His last film, SALÒ O LE 120 GIORNATE DI SODOMA, set in the last years of WW II in Italy, linked fascism and sadism. The film was banned virtually everywhere.
Pasolini's creative productivity did not stop in films. He wrote several tragedies in verse and published in 1971 a new collection of poetry, TRASUMANAR E ORGANIZZAR, which was criticized as bad poetry. In 1972 his critical writings were collected and published under the title EMPIRISMO ERETICO (Heretical Empiricism). He also contributed to the Milanese newspaper Corriere della sera. On morning of 2 November, 1975, his body was discovered on waste ground near seaside resort of Ostia. A young male prostitute was tried and convicted for the murder in 1976. A week before his death, Pasolini had said in Sweden, that he will be killed probably very soon. He had started to investigate the Mafia's link to the prostitution business. Pasolini's massive unfinished novel, PETROLIO, was published in 1992.
For further reading: Pasolini on Pasolini by Oswald Stack (1969); Pasolini by T. Anzoino (1971); Vita di Pasolini by Enzo Siciliano (1979); 'The Storytellers Art' by Ben Lawton, in Modern European Filmmakers and the Art of Adaptation, ed. by Andrew S. Horton and Joan Magretta (1981); Pasolini: A Biography by E. Siciliano (1982); Italian Film in the Light of Neorealism by Millicent Marcus (1986); Pier Paolo Pasolini: Cinema as Heresy by N. Greene (1990); A Certain Realism: Making Use of Pasolini's Film Theory and Practice by Maurizio Viano (1993); Pier Paolo Pasolini: Contemporary Perspectives, ed. by P. Rumble and B. Testa (1994); A Poetics of Resistance: Narrative and the Writings of Pier Paolo Pasolini by D. Ward (1995); The Passion of Pier Paolo Pasolini by Sam Rohdie (1995); Allegories of Contamination: Pier Paolo Pasolini's Trilogy of Life by Patrick A. Rumble (1995); Pasolini: Forms of Subjectivity by R. Gordon (1996); Encyclopedia of World Literarture in the 20th Century, vol. 3, ed. by Steven R. Serafin (1999) - See also: Pentti Saarikoski, Matteuksen evankeliumi (The Gospel According to St. Matthew), translation into Finnish also in the 1960s. Pasolinilta on myös suomennettu valikoima Laitakaupungin valot sekä Tuhkan laulaja, valikoinut ja suomentanut Pentti Saaritsa (1999).
Selected works:
POESIA A CASARSA, 1942
I PIANTI, 1946
TAL COUR DI UN FRUT, 1953
LA MEGLIO GIOVENTÙ, 1954
RAGAZZI DI VITA, 1955 - The Ragazzi - films: La Notte Brava, dir. by Mauro Bolognini (1959); La Canta delle Marane, dir. by Cecilia Mangini (1960)
LE CENERI DI GRAMSCI, 1957
L'USIGNOLO DELLA CHIESA CATTOLICA, 1958
UNA VITA VIOLENTA, 1959 - A Violent Life - Kiihkeä elämä
PASSIONE E IDEOLOGIA, 1960
DONNE DI ROMA, 1960
ROMA 1950, DIARIO, 1960
LA RELIGIONE DEL MIO TEMPO, 1961
IL SONGO DI UNA COSA, 1962
POESIA IN FORMA DI ROSA, 1964
ALI DAGLI OCCHI AZZURRI, 1965
ORGIA, 1968
TEOREMA, 1968 - Teorema
TRASUMANAR E ORGANIZZAR, 1971
AFFABULAZIONE, 1972
EMPIRISMO ERETICO, 1972 - Heretical Empiricism
TRASUMANAR E ORGANIZZAR, 1973
CALDÈRON, 1973
LA DIVINA MIMESIS, 1975
SCRITTI CORSARI, 1975
IL PADRE SELVAGGIO, 1975
LETTERE LUTERANE, 1976 - Lutheran Letters
LETTERE AGLI AMICI, 1976
AFFABULAZIONE; PILADE, 1977
LE BELLE BANDIERE, 1977
MANIFESTO PER UN NUOVO TEATRO, 1978
CINEMA IN FORMA DI POESIA, 1979
IL CHAOS, 1979
I TURCHI IN FRIULI, 1980
POESIE E PAGINE RITROVATE, 1980
Pier Paolo Pasolini: Poems, 1982 (trans. by Norman MacAfee)
TRILOGIA DELLA VITA, 1987
LETTERE 1955-1975, 1988
PETROLIO, 1992 - trans.
UN PAESE DI TEMPORALI E DI PRIMULE, 1993
L'ACADEMIUTA FRIULANA E LE SUE RIVISTE, 1994
Stories from the City of God: Sketches and Chronicles of Rome, 1950-1966, 2003
Films:
LE NOTTI DI CABIRIA, 1957 - NIGHTS OF CABIRIA (co.sc., uncredited, dir. by Federico Fellini)
ACCATTONE, 1961 - Pummi
MAMMA ROMA, 1962 - Mamma Roma
ROGOPAG, 1963 (with Rosselini, Godard, and Gregoretti, the episode 'La Ricotta')
LA RABBIA, 1963
COMIZI D'AMORE, SOPRALLUOGHI IN PALESTINA (1964)
IL VANGELO SECONDO MATTEO, 1964 - THE GOSPEL ACCORDING TO ST. MATTHEW - Matteuksen evankeliumi
LE STREGHE, 1966 - THE WITCHES (ep. LA TERRA VISTA DALLA LUNA)
UCCELANI ET UCCELINI, 1966 - HAWKS AND SPARROWS - Haukat ja varpuset
EDIPO RE, 1967 - OIDIPUS REX
TEOREMA, 1968 - THEOREM - Teorema
CAPRICCIO ALL'ITALIANA, 1968 (ep. CHE COSA SONO LE NUVOLE?)
AMORE E RABBIA, 1968 (ep. LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA)
PORCILE, 1969 - PIGSTRY - Sikolätti
MEDEA, 1970
IL DECAMERON, 1971 - THE DECAMERON - Decamerone
RACCONTI DE CANTERBURY, 1972 - THE CANTERBURY TALES - Canterburyn tarinoita
12 DICEMBRE, 1972
LE MURA DI SANA'A (1973)
IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE, 1974 - ARABIAN NIGHTS - Tuhat ja yksi yötä
SALÒ O LE CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA, 1975 - SALO OR THE 120 DAYS OF SODOM, based on Marquis de Sade's novel
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